Disabilità e “bisogni speciali”
Diagnosi funzionale secondo l’ICF e ruolo dell’istruttore di nuoto come fattore contestuale
Il disabile non è più portatore di handicap, bensì di bisogni educativi speciali condivisi da ampie fasce di popolazione.
Questo nuovo approccio apre grandi orizzonti a chi si occupa di nuoto e disabilità: la piscina può diventare una straordinaria palestra di integrazione: empatia con l’istruttore, socializzazione, rispetto delle regole. Un buon piano educativo deve poggiare su un’adeguata conoscenza dei Fattori contestuali ambientali e dei Fattori contestuali personali per influenzare in positivo il senso di autoefficacia, l’autostima, la gestione dell’emotività e dei comportamenti problematici, la valutazione della motivazione.
Iperattività
Prendiamo come esempio le tipiche problematiche riconducibili al disturbo da deficit di attenzione/iperattività:
- Iperattività
- Scarsa e difficile concentrazione
- Difficoltà nelle strategie per la risoluzione di un problema
- Impulsività verbale, motorie e cognitiva
- Problematiche relazionali
- Difficoltà nel rispetto delle regole
Valutazione della motivazione
Dice Ianes riguardo il deficit di motivazione:
“le ragioni possono essere molteplici: un’incapacità cognitiva di comprendere realmente l’utilità di quanto viene proposto, influenze negative di un ambiente familiare e sociale che disincentiva il successo negli apprendimenti, fallimenti precedentemente vissuti in quel compito o in altri analoghi (…)”.
È provato che la motivazione è coinvolta direttamente dalle convinzioni che l’individuo ha circa le sue capacità, il suo valore e le sue competenze. L’autovalutazione e i suoi meccanismi sono molto importanti. Pertanto riconoscersi come attori consapevoli delle proprie azioni è di grande importanza. Le proposte didattiche ovviamente devono incentivare per forma, contenuto e modalità, questa propensione alla partecipazione attiva e diretta.
In questo contesto l’istruttore di nuoto assume il ruolo di fondamentale fattore contestuale e prezioso strumento di integrazione: l’istruttore di nuoto non dovrà più relazionarsi con un malato e con una malattia, ma dovrà interagire con una persona e con i suoi bisogni educativi speciali; questo deve stravolgere la sua visione dell’handicap e le sue precedenti convinzioni metodologiche.
[…] Sembra scontato ribadire che tutte queste informazioni possono trovare reale impiegoall’interno di una programmazione psicomotoria e in particolare nelle proposte formulate dall’istruttore di nuoto. Per far questo, tuttavia, è indispensabile uscire dalla visione cristallizzata del tecnico come semplice somministratore di esercizi e addestratore di organi e apparati. Per sottrarci a questa visione limitata e limitante è necessario uno sforzo di convinzione e di aggiornamento che i tempi evidentemente impongono.